"Un percorso a ostacoli verso la felicità. Quella che non è data in partenza ma che si può trovare mettendosi in gioco, facendo le valigie, andando in cerca di figli che la natura non ha regalato. È la storia de “Il mare non chiude mai”, edito da Einaudi e scritto dalla madre adottiva di 3 bambini russi di 6, 4 e 3 anni.
Amaltea, questo lo pseudonimo scelto dall’autrice per parlare di sè senza tradire la sfera privata, come nel mito greco si prende cura di chi non ha generato. Alla base, un’esperienza nei centri per la cura dell’infertilità. Ma ad essere raccontato è tutto ciò che segue al tentativo di fecondazione assistita. Un percorso a tappe che porta a costruire una vera famiglia.
1. La scelta dell'adozione. Non un piano B ma l'anno zero, quasi una nuova nascita. L'adozione è un altro modo di diventare quel che si vuole prima di tutto essere: madre, padre, genitore.
2. La burocrazia e le domande. Prima della parola del giudice, che rende a tutti gli effetti genitori, ci sono le carte, la burocrazia, gli interrogatori serrati degli assistenti sociali. Un limbo, questo, pieno di domande. Come saranno la maternità e la paternità, cosa si deve fare se i piccoli piangono o non vanno bene a scuola, come gestire, se c’è, una malattia? Pensieri che nemmeno sfiorano la mente di una madre naturale. Ma che accompagnano, invece, e sempre, quella di chi il figlio lo adotta..."
link all'articolo: http://www.huffingtonpost.it/2015/06/09/il-mare-non-chiude-mai-amaltea_n_7542272.html